mercoledì 20 febbraio 2008

soppressione della libertà di espressione

Il processo contro il dissidente Yang Chunlin, che ha raccolto diecimila firme per una petizione intitolata "vogliamo i diritti umani, non le Olimpiadi", iniziato ieri a Pechino, ha visto "ripetute e gravi violazioni" dei diritti dell'imputato. Lo afferma in un comunicato il gruppo umanitario Human Rights Watch (Hrw).

"Il processo contro Yang è particolarmente significativo perché presto diventerà ufficiale che contestare le Olimpiadi in Cina è un reato", ha commentato Sophie Richardson, direttrice di Hrw per l'Asia.

Secondo Hrw le autorità si sono rifiutate di indagare sulle accuse di tortura lanciate da Yang, che è stato portato ammanettato in Tribunale. All'imputato non è stata comunicata la data del processo fino al giorno precedente, e ai suoi avvocati è stato negato l'accesso agli atti processuali, secondo il comunicato del gruppo umanitario.

Hrw ricorda che nei mesi scorsi sono stati documentati altri sei casi analoghi, una circostanza che secondo il gruppo umanitario "indica una tendenza alla soppressione della libertà di espressione in vista delle Olimpiadi di agosto del 2008.
Sull’altro fronte, numerose associazioni e organizzazioni di difesa dei diritti umani spingono affinché la voce del mondo dello sport e della comunità internazionale in genere sia più severa nei confronti delle limitazioni di libertà e delle violazioni dei diritti umani perpetrate nel paese.

E’ vero che la politica dovrebbe star fuori dallo sport, ma è anche vero che nel caso cinese si parla di rispetto dei diritti umani, e non meramente di politica.

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